Teatro – Roma: CÀSINA o le allegre comari di Plauto

Teatro Arcobaleno (Centro Stabile del Classico). Via Francesco Redi, 1/a

02/04/2022 – 10/04/2022

Di Tito Maccio Plauto. Adattamento e Regia Carlo Emilio Lerici. Con Mariano Rigillo, Anna Teresa Rossini, Francesca Bianco, Fabrizio Bordignon, Giuseppe Cattani, Valentina Martino Ghiglia, Susy Sergiacomo, Roberto Tesconi.

“Le allegre comari di Plauto” sarebbe forse titolo più adatto a raccontare questo nuovo allestimento della celebre commedia, protagonista della quale si sente solo parlare poiché non appare mai in scena. E il richiamo a Shakespeare non è casuale, vista l’evidente simmetria tra la vicenda plautina e la commedia di Falstaff.

Questo è l’ultimo progetto al quale Antonio Salines si è dedicato prima della sua improvvisa scomparsa, avvenuta lo scorso 22 giugno. Per onorare il lavoro da lui iniziato, il suo caro amico Mariano Rigillo, straordinario interprete del Teatro italiano, si è reso disponibile per il ruolo del protagonista Lisidamo, originariamente destinato a Salines e a farlo proprio. Lo accompagna un cast di comprovata energia brillante.

Lo spettacolo è ovviamente dedicato ad Antonio Salines, fondatore e direttore artistico del Teatro Belli, con la certezza che qualcosa di lui vivrà sul palcoscenico in questo allestimento.

Scritta dopo lo scandalo dei Baccanali del 186 a.C., “CÀSINA” è l‘ultima commedia del commediografo latino, che morirà due anni dopo. Càsina, orfana cresciuta da Lisidamo e da sua moglie Cleòstrata, diventa una splendida fanciulla, concupita sia da Lisidamo che da suo figlio. Non potendo sposare Càsina essi stessi, Lisidamo, in quanto già sposato e suo figlio perché la fanciulla è una schiava, tentano entrambi di combinare delle nozze di copertura ciascuno con un servo fedele, così da poter godere ciascuno della fanciulla, senza problemi. Ovviamente la scaltra Cleòstrata, compreso il piano del marito, con l’aiuto dell’amica Mirrina e della serva Pardalisca, riuscirà a smascherare Lisidamo, sbeffeggiandolo a dovere e facendolo vergognare a tal punto da pentirsi di aver desiderato un’altra donna.

Costumi Annalisa Di Piero. Musiche Francesco Verdinelli.

Info: Orari: venerdì e sabato ore 21:00, domenica ore 17:30. Costo ingresso: Intero € 21, Ridotto € 17, Ridotto studenti € 14, Ridotto bambini € 10 (prevendita sempre €1). Tel./ Fax 06.44248154 – Tel. 06. 4402719 e-mail: info@teatroarcobaleno.it

www.teatroarcobaleno.it

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Teatro – Roma: NELL’ARDORE DELLA NOSTRA CAMERA

Teatro di Documenti. Via Nicola Zibaglia, 42

07//04/2022 – 10/04/2022

Di Massimo Sgorbani. Regia di Paolo Orlandelli. Con Donatella Busini. Produzione Ipazia Produzioni.

“Questa stronzata della famiglia”. Nel delicato momento di passaggio tra il secolo XX° e il XXI°, quando cadono i tabù e la cultura cattolica comincia a collassare sotto il peso dell’anacronismo e dell’ipocrisia, Sgorbani apre e fotografa il contenuto di uno di quegli “armadi” che in molti preferiscono tenere ben chiusi, perché fa male constatare la piccolezza e la meschinità di un’educazione che ha prodotto soprattutto dei rivoltanti mostri.

“Dei testi di Massimo Sgorbani si dice che siano delle confessioni: è vero, perché consistono nella trascrizione di pensieri e di moti interiori spesso impronunciabili. Ma la pratica più estrema esercitata da Sgorbani è, a mio avviso, la vivisezione. Come il suo sguardo riesca a cogliere e la sua penna a descrivere i rimuginamenti che gorgogliano nei più profondi recessi dell’animo umano, è un mistero che, come Sgorbani ha dichiarato, sorprende lui stesso.” Paolo Orlandelli.

Imbarcato in un una sonda microscopica, improvvisamente solo per l’intimità alla quale l’autore lo costringe, lo spettatore procede tra gli strettissimi meandri del cervello, si inerpica lungo i gangli e scivola nelle sinapsi, tra sogni, ricordi e avvenimenti, per fuoriuscire dagli occhi, dal naso, dalla bocca, dalle orecchie, dalla vagina, dal glande, o dal buco del culo di personaggi di una mostruosa umanità nella quale è impossibile non riconoscersi. Un’esperienza sconvolgente e mai provata prima.

Scenografia Carla Ceravolo. Costumi Patrizia Moretti.

Info: Orari: 7, 8 , 9 ore 21:00, 10 ore 18:00. Biglietti: € 12 euro più 3 euro tessera associativa. Prenotazioni: Tel.328 8475891- 348 0157922 

www.teatrodidocumenti.it

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Teatro – Milano: MILEVA

Pacta Salone. Via Ulisse Dini, 7

30/03/2022 – 03/04/2022

Progetto DonneTeatroDiritti. Di Ksenija Martinovic. Dramaturgia Federico Bellini. Con Ksenija Martinovic e Mattia Cason. Produzione CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia.

Prima milanese. Un’attrice sfoglia giornali, libri, naviga sul web per raccogliere uno dopo l’altro frammenti di una storia a lungo taciuta. Una biografia ricostruita come un puzzle a cui mancano molte tessere. La biografia, l’ennesima, di una scienziata la cui intelligenza e le cui scoperte sono state messe in secondo piano, quasi occultate, a vantaggio di un collega uomo. Ma cosa pensare se lo scienziato in questione è la mente più geniale del XX secolo, Albert Einstein, e lei, la donna scienziata, è Mileva Mari´c, la sua prima moglie, ma anche la prima donna ammessa al corso di fisica al Politecnico di Zurigo? Spazio, tempo e gravità diventano metafore di un amore e delle sue ombre.

«A differenza delle biografie ufficiali di Einstein, come una pallida ombra a fianco del marito, da varie fonti apprendiamo invece che Mileva Mari´c non è stata di certo estranea alla straordinaria progressione creativa del compagno; tuttavia, la sua riservatezza e l’aver prematuramente rinunciato al suo impegno di scienziata hanno fatto sì che ancora oggi il suo contributo teorico venga messo in discussione. La biografia di Mileva Mari´c ci rimanda immediatamente a tutte quelle donne messe in secondo piano, per un’evidente discriminazione di genere; tra le più note possiamo citare Rosalind Franklin, Lise Meitner e Jocelyn Bell. Di recente questo fenomeno è stato definito Effetto Matilda e ben si può rilevare nel campo delle scienze». Ksenija Martinovic

Con la consulenza scientifica di Marisa Michelini, professore ordinario di Didattica della Fisica, Università degli Studi di Udine.

Info: Orari: martedì – sabato ore 20:45, domenica ore 17:30 – lunedì riposo eccetto i lunedì di pactaSOUNDzone e altri programmati alle 20:45. In caso di spettacoli di sette o più giorni, giovedì ore 19.00. Verificare orari sul sito. Prezzi biglietti: Intero €24 | Rid. Convenzioni, CRAL e gruppi (min. 10 persone) €16 | Under 25/over 60 €12 | gruppi scuola €9. Tel. 0236503740 biglietteria@pacta.org – promozione@pacta.org –ufficioscuole@pacta.org L’ingresso al teatro sarà consentito esclusivamente su presentazione della Certificazione Verde. Covid-19 rafforzata e indossando una mascherina FFP2.

www.pacta.org

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Teatro – Roma: ILIADE

Teatro Belli. Piazza di Sant’Apollonia 11/A

05/04/2022 – 10/04/2022

Di Omero. Regia Corrado d’Elia. Con Corrado d’Elia.

Uno degli “album” di Corrado d’Elia più sentiti ed appassionati, uno spettacolo ricco di emozioni e dalla potenza evocativa straordinaria.

Ascoltare Omero davanti ad un moderno cantore, ad un aedo contemporaneo, vuol dire riavvolgere quel filo che collega anche oggi, soprattutto oggi, mito, epica, narrazione e presente. E’ questo il senso di questo spettacolo.

D’Elia si immerge in un classico della nostra letteratura privilegiando la forza comunicativa della parola: evoca immagini, personaggi e sentimenti mutando il suo tono, a volte urlando, a volte sussurrando, e accompagna lo spettatore fino al cuore della storia e dei suoi personaggi. Attraverso una scenografia minimalista e un uso ponderato delle luci e delle musiche, si mette di fronte al pubblico e ritrova un rito antico, quello dei racconti e delle storie, delle narrazioni senza tempo, in cui chi racconta e chi ascolta condividono lo stesso “sentire”.

E così gli Achei, i Troiani, Ettore, Agamennone, Achille, Elena, Andromaca non sono più personaggi distanti ma sono esseri umani fatti di emozioni, passioni e debolezze che appartengono a ciascuno di noi e, quindi, a tutta l’umanità. Iliade è uno spettacolo che restituisce un patrimonio di identità, di cultura e di valori universali, che consegna emozioni che riguardano “l’uomo” – tutti gli uomini – in modo trasversale. È l’origine, il master, il conio da cui ancora oggi muoviamo per raccontare e immaginare le nostre passioni, le nostre vite, le nostre relazioni e la nostra storia. E l’amore e l’odio che Omero cantava quasi 3000 anni fa, le gesta di quei grandi uomini, le loro passioni, sono i medesimi di oggi, hanno la stessa potenza dirompente, la stessa intensa capacità di emozionarci e di farci riflettere.

«Ognuno di noi, anche chi non lo sa, anche chi non lo immagina, è intriso fino al midollo dell’umanità del mito. Da li veniamo tutti. A quell’origine tutti apparteniamo. Per questo ancora oggi sentiamo l’urgenza di raccontare questa storia straordinaria. Non solo per unirci ad un rito antico come il tempo, ma per vivere appieno il suo straordinario percorso di umanità e di contemporaneità» Corrado D’Elia

«Una riscrittura a nuovo, in forma rigorosamente poetica, come l’originale, per essere raccontata ad alta voce. Logos ed Epos incontrano così il nostro tempo nell’unica forma possibile, la ποίησις (poiesis), nel suo senso primo e originale, la creazione. Le parole trovano allora il coraggio di rivelarsi nel loro senso più vero, più alto, più puro, diventano luogo dell’anima, reagendo alla perdita di significato che ogni giorno il nostro tempo ci propina. L’antico si fa contemporaneo e l’ancestrale si incarna nel tempo nuovo. Ne nasce uno spettacolo “interrotto” da 10 stanze. Stanze che sono momenti di riflessione, elegia e salmo su cui ogni tanto fermarsi e meditare; trovare il tempo giusto per comprendere ed assimilare fino in fondo»   Corrado d’Elia

Info: Orari: ore 21:00; Domenica ore 17:30. info@teatrobelli.it

www.teatrobelli.it

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Teatro – Roma: AMOЯ

Teatro Argentina. Largo di Torre Argentina, 52

05/04/2022 – 06/04/2022

Ideazione, coreografia e regia Salvo Lombardo per il programma Grandi Pianure. Con Chiara Ameglio, Cesare Benedetti, Pieradolfo Ciulli, Maura Di Vietri, Daria Greco, Riccardo Olivier, Maria Giulia Serantoni. Produzione Chiasma, Fattoria Vittadini e MILANoLTRE Festival con il sostegno di Teatro di Roma – Teatro Nazionale e Regione Lombardia, Fondazione Cariplo.

Nasce dal desiderio di sondare quel tratto significativo alla base della costruzione identitaria italiana, teso all’esaltazione di un passato classico e dei suoi fasti gloriosi. Un tratto che prescinde dalla lettura della storia. Una presenza. Una sorta di figura, sempre prestante, che si allena nella palestra delle narrazioni ufficiali. Un culturista delle tradizioni. Una specie di monumento perennemente in fase di “restauro”. Un fantasma che si aggira tra le rovine di una qualche auctoritas, sempre aggiornata e difesa, o un sacerdote che ne celebra perennemente il suo culto. Questo segno, questo alone, a volte assume la forma di un animale, aggrappato ai rami di pretestuose discendenze. Altre volte lo riconosci come un bastone – un manganello – che percuote l’albero del potere.

Nasce dal desiderio di indagare il concetto di potere. Cos’è il potere? O meglio, come si manifesta il potere? Qual è la sua micro-fisica? Come il potere muove e trasforma i corpi? Quali sono le sue articolazioni? Quali le sue rappresentazioni ufficiali, le sue genealogie, e quali, soprattutto, le contro narrazioni che oggi reagiscono alla sua figura? AMOЯ, d’altronde, è una locuzione ambivalente; una parola che ci restituisce l’immagine di un qualcosa che si guarda allo specchio. AMOЯ è bifronte di Roma. Roma non fu costruita in un solo giorno.

Performer, coreografo, regista multimediale e curatore di progetti performativi, negli anni Salvo Lombardo ha approfondito una ricerca cross-mediale che spazia tra la danza, il teatro e le arti visive con particolare attenzione ai linguaggi del video e dell’arte relazionale. Dal 2016 è direttore artistico della Compagnia Chiasma. I suoi lavori sono stati ospitati e prodotti da numerosi festival, teatri, musei e spazi indipendenti in Italia e all’estero… Attualmente è tra gli artisti del progetto STIGA 2022 dello Schaubühne Lindenfels Leipzig (DE), impegnato sulla ri-mediazione postcoloniale dell’Esposizione Industriale di Lipsia del 1897. [www.salvolombardo.org]

Scenografia e video Daniele Spanò. Light design Giulia Pastore. Musiche originali Fabrizio Alviti. Costumi Chiara De Fant. Consulenza culturale Viviana Gravano, Giulia Grechi. Foto Stefano Ridolfi.

Info: Orari: ore 20:00. Durata 60 minuti.  

www.teatrodiroma.net

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Teatro – Roma: MI SONO SCORDATA

Altrove Teatro Studio. Via Giorgio Scalia, 53

02/04/2022 – 03/04/2022

Testo e brani originali Ottavia Bianchi. Regia Giorgio Latini. Con Giorgio Latini, Ottavia Bianchi e Giacomo Ronconi. Voce Ottavia Bianchi. Chitarra e arrangiamenti Giacomo Ronconi.

Brillante e musicale commedia in prima assoluta. Se la notte è il momento del riposo e dell’abbandono felice, per Dario è il momento del lavoro di scrittore seriale e solitario. Rinchiuso tra le sue abitudini e le sue paure, vive solo da sempre, ripiegato nell’ossessione di scrivere il romanzo più importante di tutti i tempi per riscattarsi da una carriera fatta di libri dozzinali. Una notte qualsiasi s’imbatte in una donna che non ricorda niente della sua vita eccetto il suo nome, Amanda, creatura buffa e misteriosa e, per ironia della sorte, affetta da una strana forma di sonnambulismo. Forse per Amanda, in un tempo lontano, la musica era parte della sua vita ma ora lei non ricorda più nulla se non i versi di alcune canzoni che, come fantasmi notturni, le vengono in mente solo di notte riportandola in contatto coi frammenti di una vita passata che forse nasconde il motivo delle sue amnesie. Ad aiutare Dario nell’impresa di farle tornare la memoria, un prode musico, Sergio, suo amico, verrà assoldato per una strana terapia.

Per alcuni le canzoni scandiscono la vita come un basso continuo e casuale, c’è chi è invece è nato dentro certe case così silenziose che la musica non è contemplata come istanza necessaria; c’è chi infine è nato dentro luoghi talmente saturi di suoni e rumori da rendere una vita potenzialmente musicale una vita disarmonica.

In questa storia i due mondi, apparentemente inconciliabili, s’incontrano: uno è caotico, l’altro razionale, uno scorda, l’altro accorda e la musica mette tutto insieme perché uno racconta e l’altro canta. Un viaggio musicale per raccontare sinceramente quanto anche solo un suono possa essere fatale per salvare un ricordo dall’oblio o la vita stessa nei momenti di sconforto più nero, di quanto possa essere scoperta del mondo, di sé stessi e di chi ci sta di fronte. Allora si capisce che il motto “canta che ti passa” può essere la chiave di volta per alleggerirsi dal peso di una vita stonata.

Info: Orario: sabato ore 20:00, domenica ore 17:00. Biglietti: Intero 15€_ Ridotto 10€. Per informazioni e prenotazioni: telefono 3518700413, email ipensieridellaltrove@gmail.com

www.altroveteatrostudio.it

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Teatro – Roma: CINQUANT’ORE

Accento Teatro. Via Gustavo Bianchi, 12

08/04/2022 – 10/04/2022

Di e con Olimpia Ferrara. Regia di Giorgia Filanti.

Olimpia Ferrara è vincitrice della Sezione “Gelsomina”, dedicata alle Attrici Under 35, del Premio “Giulietta Masina” organizzato da “Oltre le Parole” Onlus con il contributo della Regione Lazio.

Cresciuta ad Esperia, piccolo paese della provincia di Frosinone, l’attrice e drammaturga Olimpia Ferrara racconta in questo suo spettacolo quanto avvenne nel suo comune negli anni immediatamente successivi alla Seconda guerra mondiale, quando in questa porzione di terra ciociara si ebbero ad affrontare le conseguenze di quelle che passeranno alla storia come le cosiddette “marocchinate”.

Pone l’attenzione su quanto socialmente, fisicamente e psicologicamente si trovarono ad affrontare le donne che nel corso delle famose Cinquanta Ore di carta bianca che il Generale francese Juin concesse ai cosiddetti Goumiers – il contingente nord africano dell’esercito transalpino –, vennero violentate. Cinquant’ore che vennero dapprima promesse ed in seguito “regalate” ai soldati nordafricani che si erano battuti, in una e vera propria missione suicida, per sfondare la Linea Gustav, nei pressi dell’Abbazia di Montecassino, fino ad allora inscalfibile avamposto nazista.

Spostando la narrazione negli anni successivi alla guerra e alle violenze, l’attrice e la regista allestiscono uno spettacolo che si propone di indagare quanto avvenuto nel tempo in cui ai tragici fatti si sommò lo stigma sociale che ricadde su donne ripudiate dai mariti e sottratte al giudizio della comunità dalle famiglie che si reputavano umiliate da quanto accaduto alle loro mogli, madri e sorelle.

“Cinquant’ore”, prendendo le mosse dalla vera testimonianza di Maria Teresa Moretti – donna “marocchinata” che si batté per ottenere un dovuto risarcimento – ripercorre la morale, la politica e gli usi dell’epoca, per tenere vivo il ricordo di coloro che furono due volte vittime e che non si arresero a nessuna delle barbarie subite.

Info: Orario: venerdì e sabato ore 21:00, domenica ore 17:00.

www.accentoteatro.info

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Teatro – Roma: VENERE IN PELLICCIA

Teatro Belli. Piazza di Sant’Apollonia 11/A

01/04/2022 – 03/04/2022

Di David Ives. Regia di Fabrizio Catalano. Con Patrizia Bellucci e Alessio Caruso. Produzione LAROS di Gino Caudai.

Lo spettacolo in cui poter esplorare i seducenti meccanismi del metateatro e del rapporto tra realtà e finzione.

Thomas è un regista esordiente alla disperata ricerca di un’attrice che interpreti in teatro Wanda, la protagonista femminile di un classico della letteratura erotica, Venere in pelliccia. Alla fine di una giornata di provini deludenti, nella sala ormai vuota, entra una donna: indossa dei tacchi vertiginosi, sotto il soprabito fradicio di pioggia è vestita di cuoio e borchie. Anche lei, come il personaggio di Leopold Von Sacher-Masoch, si chiama Wanda. Appare volgare e lamentosa, troppo ignorante per impersonare un ruolo così sofisticato, quello di una dea carnale, di un’incantatrice maliziosa e scaltra, nutrita da buone letture e profonda conoscitrice dell’animo maschile. Eppure, poco alla volta, Thomas, fondendosi nel suo alter ego del romanzo, Severin, viene sedotto dal talento sensuale e insondabilmente fosco di quella attrice quasi lunatica. Lavorando insieme sul testo, recitando e inventando battute, i due superano progressivamente il confine tra realtà e finzione, in un gioco sempre più conturbante di dominazione e dipendenza, da cui solo uno di loro potrà uscirne vincitore.

«Wanda, la protagonista del romanzo Venere in pelliccia, che Leopold Von Sacher- Masoch diede alla stampe in quel 1870 che oggi ci appare ben più lontano di quanto, storicamente e culturalmente, in realtà non sia, appartiene ad un’ammaliante e letale genia di femmes fatales, i cui destini, nel nostro immaginario, rimangono sospesi fra documentata autenticità e invenzione letteraria. Dalla contessa ungherese Erzsébet Báthory, che si bagnava nel sangue delle vergini nell’illusione di conservare intatta, col candore della propria pelle, la giovinezza, alla vampira Carmilla, che, nell’omonimo racconto di Joseph Sheridan Le Fanu seduce, annichilisce e svuota le innocenti fanciulle della provincia austriaca, le lande Dell’Europa orientale sono sempre state terra d’elezione per queste creature incantevoli e spregiudicate, torbide e sensuali, ciniche e vendicatrici. Figure di cui le arti figurative, in quell’area del mondo così vicina e al contempo così misteriosa, si sono impadronite, fornendone, specialmente a cavallo tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX, inesorabili rappresentazioni. Da un dipinto di Von Stuck o una litografia di Von Bayros sembra emergere l’inquietante Wanda che scandalizzò il pubblico ottocentesco; e come una sua caricatura, sardonica, al limite del grottesco, appare in scena la musa astuta e crudele plasmata da David Ives, portata in scena con successo in tutto il mondo e sullo schermo cinematografico da Roman Polanski. E tuttavia, in questi passaggi, stupisce come appunto il lato grottesco, a tratti perfino risibile, di questo esercizio di umiliazione e di potere, sia passato bizzarramente inosservato.

Tutte le società indoeuropee e patriarcali si basano sulle proibizioni, sulla repressione, sull’idea che i rapporti fra singoli e fra gruppi di persone siano inestricabilmente legati al dominio e alla sopraffazione. Tutte le religioni monoteiste, nel tentativo di domare il desiderio, generano quelle che comunemente chiamiamo perversioni. Ma se nell’Austria di centocinquanta anni or sono era difficoltoso osservare questo fenomeno con spirito critico, non essere incuriositi e avvinti dallo scandalo, per lo spettatore moderno, dopo qualche minuto di esitazione, è naturale, in una vicenda come quella di questo spettacolo, riconoscere il côté beffardo, se non ridicolo, più che prendere sul serio le solipsistiche fantasie morbose di Severin e di Thomas.

L’approccio innovativo di questa messa in scena, dunque, risiede essenzialmente in questo: la rivalsa della donna non è atroce, né brutale, ma intrisa di sagacia e umorismo: è un dileggio, un intrigo di tranelli in cui lei gioca con lui come il gatto col topo. Il Potere, nella sua tronfia sicumera, nella sua presunzione debordante, nella sua dogmatica prosopopea, viene smascherato e deriso da una donna che, semplicemente, è diversa da come appare. O da come l’occhio di chi la guarda vorrebbe farla apparire. L’attrazione sessuale è tanto onnipresente da risultare paradossalmente un dettaglio: la magia dell’intelligenza è la vera fascinazione. È la vera trappola. Più che la sconfitta, la resa di Thomas – alle sue pulsioni, alle sue debolezze, forse alla sua inconfessata intimità – è, sebbene trattata con ironia, perfetta metafora dello sfaldamento delle certezze della società in cui viviamo. Resuscitata Afrodite, Wanda ride di noi. E, porgendoci il suo piede da baciare, ci indica un nuovo cammino.» Fabrizio Catalano

Traduzione di Masolino D’Amico. Musiche Fabio Lombardi. Aiuto regia Giulia Avino.

Info: Orari: Venerdì e Sabato ore 21:00; Domenica ore 17:30. info@teatrobelli.it

www.teatrobelli.it

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Teatro – Roma: CAPITANO ULISSE

Teatro Trastevere. Via Jacopa de’ Settesoli,

06/04/2022 – 10/04/2022

 L’Associazione Culturale Teatro Trastevere in collaborazione con Hangar Duchamp presenta lo spettacolo di Alberto Savinio. Regia Andrea Martella. Con Flavio Favale, Simona Mazzanti, Vania Lai, Giorgia Coppi, Martina Brusco, Walter Montevidoni, Vincenzo Acampora.

“Ulisse non è più Ulisse. Ulisse è un desiderio, una nostalgia vagante.”

Arriva il terzo capitolo della Trilogia Dell’Avanguardia, progetto nato e cresciuto proprio al Teatro Trastevere. Dopo aver affrontato il dadaismo con “Il Cuore a Gas” di Tristan Tzara e il surrealismo con “Le Mammelle di Tiresia” di Guillaume Apollinaire, ecco un salto senza reti di protezione nella metafisica di Alberto Savinio.

Una visione di Ulisse filtrata dalla lente deformante di un grande artista ed intellettuale del Novecento. Scritto nel 1925 per l’effimero Teatro d’Arte di Pirandello, venne rappresentato per la prima volta solo nel 1938, in un clima che viene definito “ostile”. Da allora, fino a oggi, il quasi totale oblio per un testo considerato minore tra gli scritti di questo prolifico autore.

Ulisse è per Savinio un uomo sfinito, svuotato, un anti-eroe che non è in grado di prendere in mano la sua vita, soprattutto quella sentimentale, diviso com’è nel rapporto con tre donne che sembrano a lui la stessa persona.

Il regista proietta l’azione dentro la mente del protagonista, rappresentata come un carcere di massima sicurezza all’interno del quale Circe, Calipso e Penelope sono prigioniere dell’incubo ricorrente di un uomo disturbato e confuso, recluso lui stesso nel proprio caos psicologico, alimentato anche dalle altre presenze che si aggirano in modo poco nitido nei suoi ricordi, dalla Dea Minerva ai marinai della sua nave. Il contatto col pubblico avviene attraverso un personaggio fulminante e geniale, lo spettatore, portatore sano di una sottile ed inaspettata comicità.

«Appena ho letto il testo, mi è sembrato da subito che la mossa iniziale di Savinio sia stata quella di prendere un eroe e di recidere con un colpo netto e deciso la stessa motivazione per essere eroe, l’essenza del suo eroismo: quello che rimaneva era “semplicemente” una persona, nella sua complessità e nelle sue quotidiane e private incertezze. L’essenza della fama di Ulisse risiede non tanto nella sua forza fisica, quanto nella sua intelligenza, nella sua furbizia, nella sua capacità di stratega e anche di improvvisatore di fronte al pericolo e all’imprevisto, ma il senso del suo eroismo è da cercare nell’azione più forte che un essere umano possa compiere: l’amore. Infatti è proprio l’amore per Penelope a guidare il suo viaggio da Troia ad Itaca. Savinio, cancellando con una mossa astuta e teatralmente ingegnosa il ricordo o meglio la coscienza di quell’amore, di fatto annulla il personaggio stesso di Ulisse così come siamo abituati a conoscerlo e ci mostra un nuovo Ulisse, un capitano che non è più a capo di nessuno, neanche di se stesso, precipitato in un mondo onirico che appare più un incubo che un villaggio incantato. Per questo (e per dare continuità con i primi due capitoli della trilogia dell’avanguardia) ho deciso, con molta sofferenza, di ridurre il testo originale, trattenendo solamente il nucleo relativo al rapporto tra Ulisse e le tre donne della sua vita, epicentro emotivo di tutta la sua avventura» Andrea Martella

Scenografia Mattia Urso. Disegno luci Mauro Buoninfante. Ambiente sonoro Attila Mona. Organizzazione Alessia Cottone.

Info: Da mercoledì a sabato ore 21:00, domenica ore 17:30. Consigliata la prenotazione. Biglietto intero 12, ridotto 10 (prevista tessera associativa). Contatti: 065814004 info@teatrotrastevere.it https://www.facebook.com/teatrotrastevere/

www.teatrotrastevere.it

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La prenotazione vale in base alla disponibilità. Subito dopo la prenotazione ti verrà richiesto un acconto tramite bonifico.