Teatro Biondo (Sala Strehler) – Via Roma, 258
03/02/2022 – 06/03/2022
Di Costanza Di Quattro. Regia Moni Ovadia. Con Mario Incudine. Si ringraziano Marianella Bargilli, Roberta Caronia, Lella Costa, Mirella Mastronardi, Elisabetta Pozzi, Amanda Sandrelli, Silvia Siravo, Pamela Villoresi per aver prestato le voci alle donne di Barbablù. Produzione Teatro della Città – ASC production in collaborazione con Teatro “Leonardo Sciascia” di Chiaramonte Gulfi, Teatro “Nino Martoglio” di Belpasso, Videobank.
L’antica “favola” di Barbablù, nella riscrittura di Di Quattro è resa nella forma di un racconto noir, i cui contorni rosso sangue attraggono e ripugnano al contempo. In un luogo imprecisato e fuori dal tempo, Barbablù si racconta attraverso un delirio surreale di lucida follia. Diverso da quello che la letteratura ci ha tramandato negli anni, questo Barbablù si apre e si confida, racconta di essere stato – e di continuare ad essere – nella sua essenza un uomo, un bambino ferito, un amante frustrato, un figlio non amato. Eterno insoddisfatto, cruento assassino, instancabile amante.
Nel suo intenso monologo, Barbablù, racconta la sua turpe storia di cattivo per eccellenza, i suoi sette amori vissuti, le sette vite distrutte fino all’ultima, l’unica per la quale valeva la pena fermarsi.
«Barbablù è una favola antica, che affonda, come molte favole, le sue radici in una lontana verità storica. Perrault, nel XVII secolo, non fa altro che tradurre e raccontare la storia di Gilles de Rais, condottiero al seguito di Giovanna d’Arco, uomo crudele e perverso ossessionato da una idea bigotta e superstiziosa di Dio. Le sette mogli dello uxoricida sono lievemente tratteggiate da Perrault, come se la loro esistenza fosse semplicemente funzionale al racconto, una giustificazione per le nefandezze di Barbablù. Ho, pertanto, provato a guardare la favola da un’altra prospettiva, ho cercato di dare voci, nomi, personalità e anima alle creature uccise e a quell’ultima che forse rivendica, salva e scuote un intero universo. Raccontare oggi Barbablù significa, dunque, tracciare un percorso di rivoluzione culturale nei confronti di tutte le forme di soggezione psicologica, di soprusi fisici e morali. Perché Barbablù, purtroppo, non è ancora morto». Costanza Di Quattro
«Il testo di Costanza Di Quattro ha il merito di spazzare via ogni perniciosa ambiguità e, con una scrittura chiara e densa, getta una luce di inquietante verità su Barbablù, che diventa icona di un mai sopito cinico maschilismo. Questo personaggio è un topos della cultura occidentale. Prima di essere un femminicida, egli è incapace di concepire il femminile come termine relazionale creando un corto circuito molto diffuso nel maschilismo di oggi. L’ombra della violenza di genere si allunga sempre più durante tutto il corso dello spettacolo. Attraversando i secoli, il protagonista si muove nel suo spazio claustrofobico che somiglia ad una galleria d’arte, nella quale ogni brandello di ogni donna uccisa è reliquia, opera d’arte da tenere in esposizione a perenne memoria». Moni Ovadia
Musiche Mario Incudine eseguite dal vivo da Antonio Vasta. Scene e costumi Elisa Savi. Luci Daniele Savi. Regista collaboratore Giampaolo Romania. Direttore di scena Michele Cassetti. Tecnico luci Vincenzo Miserandino. Suono Daniele Bruna. Decoratrice Stella Filippone. Allestimenti tecnici Aldo Miserandino. Luci di Daniele Savi.
Info: Orari: 3 ore 21:00, 4, 5 ore 17:00, 6 ore 20:30. Durata: 60 minuti senza intervallo.
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